«a un tratto, la ruota del destino diede un giro. la vicenda di craxi entrò nella fase finale, quella della vita e della morte. in poche settimane la situazione sarebbe precipitata, in modo insieme epico e grottesco. iniziava una tragedia. che tanti in principio considerarono una farsa. perché l’italia è convinta di essere un paese comico, al più melodrammatico. invece la storia unitaria del nostro paese è una storia tragica.» aldo cazzullo atterra a tunisi a fine ottobre del 1999. in italia è appena arrivata la notizia del ricovero di bettino craxi. il leader socialista, dal 1994 ad hammamet per sfuggire a mani pulite e all’arresto, sarebbe morto pochi mesi dopo. parte dalla fine, da questi ricordi personali vissuti sul campo del giornalismo – la malattia di craxi, il disperato intervento chirurgico, la morte, il funerale –, il racconto dell’uomo e del politico che più di ogni altro ha rappresentato la modernizzazione dell’italia repubblicana e la caduta del sistema dei partiti. un ritratto in chiaroscuro. un profilo biografico impreziosito da aneddoti personali e da un apparato fotografico unico, che punta a ricostruire la storia del giovane militante, l’ascesa al potere del segretario socialista, i rapporti con i leader nazionali e internazionali del suo tempo, dando conto della dimensione umana e intima del politico che fu craxi anche nei mesi concitati dell’epilogo della sua parabola, senza nascondere gli errori e le responsabilità. fino a tracciare un’analisi della sua eredità, quel nodo mai sciolto della fine della prima repubblica che forse trova proprio in bettino la sua plastica rappresentazione: uomo di potere osannato e odiato, capro espiatorio della stagione del malaffare, esiliato illustre per alcuni, latitante per altri (e per la giustizia italiana). l’ultimo vero politico, scrive cazzullo a venticinque anni dalla scomparsa di bettino craxi, con una formula su cui non si riesce a porre un solo accento: è stato l’ultimo uomo di stato italiano dotato di spessore e di visione; ma ha pagato un prezzo altissimo alla sua spregiudicatezza. ingombrante financo sul piano fisico, è diventato il bersaglio grosso: da statista a «cinghialone». un simbolo della prima repubblica, che ha avuto – come ha riconosciuto il suo nemico della vita, eugenio scalfari – «la grandezza della fine».